Libero dalla memoria e dalla speranza,
illimitato,astratto,quasi futuro,
il morto non è morto:è la morte.
Come il dio dei mistici,
al quale si devono dedicare tutti i predicati,
il morto ubiquamente estraneo
non è che la perdizione e assenza del mondo.
Tutti gli abbiamo rubato,
non gli abbiamo lasciato né un colore né una sillaba:
qui è il patto che non condividono più i suoi occhi,
là è il marciapiede dove fu in agguato la sua speranza.
Perfino ciò che pensiamo
potrebbe stare pensandolo anche lui,
ci siamo spartiti come ladri
il flusso delle notti e dei giorni.
JORGE LUIS BORGES
domenica 14 ottobre 2007
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