Io ti vedrò domani
e domani è un promessa
che ritarda il mattino
un giorno senza data
un luogo dannato
una volubile certezza.
Domani è un favore
accordato all'attesa
la vita che si risparmia
un detto,un gioco perfetto
è un paese ove non si giunge
viaggiando tutta la vita.
LIBERO DE LIBERO
martedì 30 ottobre 2007
domenica 28 ottobre 2007
PARABOLA
Se tu vorrai sapere
chi nei miei giorni sono stato,questo
di me ti potrò dire.
A una sorte mi posso assomigliare
che ho veduta nei campi:
l'uva che ai ricchi giorni di vendemmia
fu trovata immatura
ed i vendemmiatori non la colsero
e che poi nella vigna
smagrita dalle pene dell'inverno
non giunta alla dolcezza
non compiuta la macerano i venti.
FRANCO FORTINI
(da"Poesie scelte")
chi nei miei giorni sono stato,questo
di me ti potrò dire.
A una sorte mi posso assomigliare
che ho veduta nei campi:
l'uva che ai ricchi giorni di vendemmia
fu trovata immatura
ed i vendemmiatori non la colsero
e che poi nella vigna
smagrita dalle pene dell'inverno
non giunta alla dolcezza
non compiuta la macerano i venti.
FRANCO FORTINI
(da"Poesie scelte")
giovedì 25 ottobre 2007
IL NOME
E adesso che sai fare il tuo nome
in bella scrittura,
non avere premura
di metterlo dappertutto,
non graffiarlo col carbone,col mattone
sui muri delle scale,
sugli alberi del viale,sui chiusini,
sui busti dei letterati e patrioti
che fanno la guardia ai giardini
con le barbe di marmo e gli occhi vuoti.
Soldati e scolari in libera uscita
si firmano sulla spada di Garibaldi,
sul cavallo di Anita.
Tu non lo fare.Il nome
è una moneta preziosa:
per le cose da poco non la spendere,
per oro e per argento non la vendere,
tienila sempre da conto
ma per le cose grandi
a gettarla sii pronto.
GIANNI RODARI
(da"Il secondo libro delle filastrocche,ed.Einaudi)
in bella scrittura,
non avere premura
di metterlo dappertutto,
non graffiarlo col carbone,col mattone
sui muri delle scale,
sugli alberi del viale,sui chiusini,
sui busti dei letterati e patrioti
che fanno la guardia ai giardini
con le barbe di marmo e gli occhi vuoti.
Soldati e scolari in libera uscita
si firmano sulla spada di Garibaldi,
sul cavallo di Anita.
Tu non lo fare.Il nome
è una moneta preziosa:
per le cose da poco non la spendere,
per oro e per argento non la vendere,
tienila sempre da conto
ma per le cose grandi
a gettarla sii pronto.
GIANNI RODARI
(da"Il secondo libro delle filastrocche,ed.Einaudi)
martedì 23 ottobre 2007
IL TERMINE(ultima poesia di Mario Luzi)
La vetta di quella scoscesa serpentina
ecco si approssimava,ormai era vicina,
ne davano un chiaro avvertimento i magri rimasugli
della tappa pellegrina su alla celestiale cima
poco sopra,alla vista,che spazio si sarebbe aperto
dal culmine raggiunto,immaginarlo già era beatitudine
concessa più a me che al suo desiderio,al suo tormento,
sì l'immensità,la luce,ma quiete vera ci sarebbe stata,
li avrebbe la sua impresa avuto il luminoso assolvimento
da se stessa nella trasparente spera
o nasceva una nuova impossibile scalata
questo temeva,questo desiderava.
MARIO LUZI
ecco si approssimava,ormai era vicina,
ne davano un chiaro avvertimento i magri rimasugli
della tappa pellegrina su alla celestiale cima
poco sopra,alla vista,che spazio si sarebbe aperto
dal culmine raggiunto,immaginarlo già era beatitudine
concessa più a me che al suo desiderio,al suo tormento,
sì l'immensità,la luce,ma quiete vera ci sarebbe stata,
li avrebbe la sua impresa avuto il luminoso assolvimento
da se stessa nella trasparente spera
o nasceva una nuova impossibile scalata
questo temeva,questo desiderava.
MARIO LUZI
domenica 21 ottobre 2007
APPRENDO UN ALTRO SILENZIO
Apprendo un altro silenzio
Alla fine del giorno:
La sera attendo
Il tuo ritorno.
Con la tua mano
Al posto vuoto
La polvere tolgo
A poco a poco.
In ciascun giorno
Di nuovo ti perdo.
In ciascun angolo
Ancora ti aspetto.
Col tuo occhio
Mi guardo intorno:
Dietro ogni muro
Mi trovo solo.
Di silenzio in silenzio
Ti scorgo,ti sento
E parlo da solo
Tutto l'inverno.
RAFFAELE CARRIERI
(da"Poesie scelte")
Alla fine del giorno:
La sera attendo
Il tuo ritorno.
Con la tua mano
Al posto vuoto
La polvere tolgo
A poco a poco.
In ciascun giorno
Di nuovo ti perdo.
In ciascun angolo
Ancora ti aspetto.
Col tuo occhio
Mi guardo intorno:
Dietro ogni muro
Mi trovo solo.
Di silenzio in silenzio
Ti scorgo,ti sento
E parlo da solo
Tutto l'inverno.
RAFFAELE CARRIERI
(da"Poesie scelte")
sabato 20 ottobre 2007
INVANO ORA CERCO
Invano ora cerco gli occhi degli alberi.
Forse non li vedo
perché albero non sono più,
o forse sono scivolati lungo le radici
nella terra,
o forse,
chissà,
solo a me m'era parso
e gli alberi sono ciechi da sempre...
ANA BLANDIANA
(da"Un tempo gli alberi avevano gli occhi",ed.Donzelli,2004)
Forse non li vedo
perché albero non sono più,
o forse sono scivolati lungo le radici
nella terra,
o forse,
chissà,
solo a me m'era parso
e gli alberi sono ciechi da sempre...
ANA BLANDIANA
(da"Un tempo gli alberi avevano gli occhi",ed.Donzelli,2004)
venerdì 19 ottobre 2007
ALLA MADRE
Forse,infranto il mistero,nel chiarore
del mio ricordo un'ombra apparirai,
un nonnulla vestito di dolore.
Tu non diversa,tu come non mai:
solo il paesaggio muterà colore.
In un nembo di cenere e di sole
identica,ma prossima al candore
del cielo passerai senza parole.
Io ti vedrò sussistere nel vago
degli sguardi serali,nel ritardo
dei fuochi che si spengono in un ago
di luce rossa a cui trema lo sguardo.
MARIO LUZI
(da"Un brindisi",ed.Sansoni)
del mio ricordo un'ombra apparirai,
un nonnulla vestito di dolore.
Tu non diversa,tu come non mai:
solo il paesaggio muterà colore.
In un nembo di cenere e di sole
identica,ma prossima al candore
del cielo passerai senza parole.
Io ti vedrò sussistere nel vago
degli sguardi serali,nel ritardo
dei fuochi che si spengono in un ago
di luce rossa a cui trema lo sguardo.
MARIO LUZI
(da"Un brindisi",ed.Sansoni)
lunedì 15 ottobre 2007
A CHE PENSI?
-A che pensi?-La tua voce mi coglie
mentre guardo il paesaggio rispecchiato
sul buio della stanza.Per un poco
l'eco delle parole si sospende
al silenzio che le fa più gravi,poi:
-A che pensi?-E il tuo viso si fa triste
per sapere,indagare...
Penso ai giorni
d'aprile che non io ma un altro certo
ha vissuto come in sogno,ora richiusi
sigillati dietro un vetro trasparente
in un verde irragiungibile deserto.
Penso a tutto ciò che sfugge dal presente.
Penso a quando sulla terra sarà come
noi non fossimo mai stati,a quel vibrare
delle tremule nell'aria,a quegli odori...
ALESSANDRO PARRONCHI
(da"Coraggio di vivere")
mentre guardo il paesaggio rispecchiato
sul buio della stanza.Per un poco
l'eco delle parole si sospende
al silenzio che le fa più gravi,poi:
-A che pensi?-E il tuo viso si fa triste
per sapere,indagare...
Penso ai giorni
d'aprile che non io ma un altro certo
ha vissuto come in sogno,ora richiusi
sigillati dietro un vetro trasparente
in un verde irragiungibile deserto.
Penso a tutto ciò che sfugge dal presente.
Penso a quando sulla terra sarà come
noi non fossimo mai stati,a quel vibrare
delle tremule nell'aria,a quegli odori...
ALESSANDRO PARRONCHI
(da"Coraggio di vivere")
domenica 14 ottobre 2007
RIMORSO PER QUALSIASI MORTE
Libero dalla memoria e dalla speranza,
illimitato,astratto,quasi futuro,
il morto non è morto:è la morte.
Come il dio dei mistici,
al quale si devono dedicare tutti i predicati,
il morto ubiquamente estraneo
non è che la perdizione e assenza del mondo.
Tutti gli abbiamo rubato,
non gli abbiamo lasciato né un colore né una sillaba:
qui è il patto che non condividono più i suoi occhi,
là è il marciapiede dove fu in agguato la sua speranza.
Perfino ciò che pensiamo
potrebbe stare pensandolo anche lui,
ci siamo spartiti come ladri
il flusso delle notti e dei giorni.
JORGE LUIS BORGES
illimitato,astratto,quasi futuro,
il morto non è morto:è la morte.
Come il dio dei mistici,
al quale si devono dedicare tutti i predicati,
il morto ubiquamente estraneo
non è che la perdizione e assenza del mondo.
Tutti gli abbiamo rubato,
non gli abbiamo lasciato né un colore né una sillaba:
qui è il patto che non condividono più i suoi occhi,
là è il marciapiede dove fu in agguato la sua speranza.
Perfino ciò che pensiamo
potrebbe stare pensandolo anche lui,
ci siamo spartiti come ladri
il flusso delle notti e dei giorni.
JORGE LUIS BORGES
sabato 13 ottobre 2007
UNA SERA COME TANTE
Una sera come tante,e nuovamente
noi qui,chissà per quanto ancora,al nostro
settimo piano,dopo i soliti urli
i bambini si sono addormentati,
e dorme anche il cucciolo i cui escrementi
un'altra volta nello studio abbiamo trovati.
Lo batti col giornale,i suoi guaìti commenti.
Una sera come tante,e i miei proponimenti
intatti,in apparenza,come anni
or sono,anzi più chiari,più concreti:
scrivere versi cristiani in cui si mostri
che mi distrusse ragazzo l'educazione dei preti;
due ore almeno ogni giorno per me;
basta con la bontà,qualche volta mentire.
Una sera come tante(quante ne resta a morire
di sere come questa?) e non tentato da nulla,
dico dal sonno,dalla voglia di bere,
o dall'angoscia futile che mi prendeva alle spalle,
né dalle mie impiegatizie frustrazioni:
mi ridomando,vorrei sapere,
se un giorno sarò meno stanco,se illusioni
siano le antiche speranze della salvezza;
o se nel mio corpo vile io soffra naturalmente
la sorte di ogni altro,non volgare
letteratura ma vita che si piega al suo vertice
senza né più virtù né giovinezza.
Potremo avere domani una vita più semplice?
Ha un fine il nostro subire il presente?
Ma che si viva o si muoia è indifferente,
se private persone senza storia
siamo,lettori di giornali,spettatori
televisivi,utenti di servizi:
dovremo essere in molti,sbagliare in molti,
in compagnia di molti sommare i nostri vizi,
non questa grigia innocenza che inermi ci tiene
qui,dove il male è facile e inarrivabile il bene.
E' nostalgia di futuro che mi estenua,
ma poi d'un sorriso si appaga o di un come-se-fosse!
Da quanti anni non vedo un fiume in piena?
Da quanto in questa viltà ci assicura
la nostra disciplina senza percosse?
Da quanto ha nome bontà la paura?
Una sera come tante,ed è la mia vecchia impostura
che dice:domani,domani... pur sapendo
che il nostro domani era già ieri da sempre.
La verità richiedeva assai più semplici tempre.
Ride il traanquillo despota che lo sa:
mi calcola fra i suoi lungo la strada che scendo.
C'è più onore in tradire che in esser fedeli a metà.
GIOVANNI GIUDICI
(da:"Poesie scelte")
noi qui,chissà per quanto ancora,al nostro
settimo piano,dopo i soliti urli
i bambini si sono addormentati,
e dorme anche il cucciolo i cui escrementi
un'altra volta nello studio abbiamo trovati.
Lo batti col giornale,i suoi guaìti commenti.
Una sera come tante,e i miei proponimenti
intatti,in apparenza,come anni
or sono,anzi più chiari,più concreti:
scrivere versi cristiani in cui si mostri
che mi distrusse ragazzo l'educazione dei preti;
due ore almeno ogni giorno per me;
basta con la bontà,qualche volta mentire.
Una sera come tante(quante ne resta a morire
di sere come questa?) e non tentato da nulla,
dico dal sonno,dalla voglia di bere,
o dall'angoscia futile che mi prendeva alle spalle,
né dalle mie impiegatizie frustrazioni:
mi ridomando,vorrei sapere,
se un giorno sarò meno stanco,se illusioni
siano le antiche speranze della salvezza;
o se nel mio corpo vile io soffra naturalmente
la sorte di ogni altro,non volgare
letteratura ma vita che si piega al suo vertice
senza né più virtù né giovinezza.
Potremo avere domani una vita più semplice?
Ha un fine il nostro subire il presente?
Ma che si viva o si muoia è indifferente,
se private persone senza storia
siamo,lettori di giornali,spettatori
televisivi,utenti di servizi:
dovremo essere in molti,sbagliare in molti,
in compagnia di molti sommare i nostri vizi,
non questa grigia innocenza che inermi ci tiene
qui,dove il male è facile e inarrivabile il bene.
E' nostalgia di futuro che mi estenua,
ma poi d'un sorriso si appaga o di un come-se-fosse!
Da quanti anni non vedo un fiume in piena?
Da quanto in questa viltà ci assicura
la nostra disciplina senza percosse?
Da quanto ha nome bontà la paura?
Una sera come tante,ed è la mia vecchia impostura
che dice:domani,domani... pur sapendo
che il nostro domani era già ieri da sempre.
La verità richiedeva assai più semplici tempre.
Ride il traanquillo despota che lo sa:
mi calcola fra i suoi lungo la strada che scendo.
C'è più onore in tradire che in esser fedeli a metà.
GIOVANNI GIUDICI
(da:"Poesie scelte")
giovedì 11 ottobre 2007
LA SERA SI FA SERA
La sera si fa sera,
Tu non avrai compagni.
Ed allora verrà
La faina da te
Per metterti paura.
Ma non prendere paura,
Prendila per sorella.
La faina conosce
E l'ordine dei fiumi
E i fondali dei guadi
E ti farà passare
Senza che tu t'anneghi
E poi ti condurrà
Fino alle fonti fredde
Perché tu ti rinfreschi
Dai polsi fino ai gomiti
Dei brividi di morte.
Anche comparirà
Davanti a te il lupo
Per metterti paura.
Ma non prender paura
Prendilo per fratello
Perché il lupo conosce
E l'ordine dei boschi
E il senso dei sentieri
E ti accompagnerà
Per la via più leggera
Verso un alto giardino
Dove la luce è quieta.
Il tuo posto è laggiù,
Dove vivere è bello
Dov'è il campo di dalie
La collina dei giuochi.
E laggiù c'è il tuo cuore.
FRANCO FORTINI
(da"Poesie scelte")
Tu non avrai compagni.
Ed allora verrà
La faina da te
Per metterti paura.
Ma non prendere paura,
Prendila per sorella.
La faina conosce
E l'ordine dei fiumi
E i fondali dei guadi
E ti farà passare
Senza che tu t'anneghi
E poi ti condurrà
Fino alle fonti fredde
Perché tu ti rinfreschi
Dai polsi fino ai gomiti
Dei brividi di morte.
Anche comparirà
Davanti a te il lupo
Per metterti paura.
Ma non prender paura
Prendilo per fratello
Perché il lupo conosce
E l'ordine dei boschi
E il senso dei sentieri
E ti accompagnerà
Per la via più leggera
Verso un alto giardino
Dove la luce è quieta.
Il tuo posto è laggiù,
Dove vivere è bello
Dov'è il campo di dalie
La collina dei giuochi.
E laggiù c'è il tuo cuore.
FRANCO FORTINI
(da"Poesie scelte")
mercoledì 10 ottobre 2007
IL CUORE SANGUINA,SI PERDE IL CUORE
Il cuore sanguina,si perde il cuore
goccia a goccia,così,senza rumore,
e lentamente,tanto lentamente,
si perde goccia a goccia tutto il cuore
e il pianto resta qui,dentro la mente,
on si piange dagli occhi,il pianto vero
è invisibile,qui,dentro il pensiero.
PATRIZIA VALDUGA
(da"Requiem",Marsilio ed.)
goccia a goccia,così,senza rumore,
e lentamente,tanto lentamente,
si perde goccia a goccia tutto il cuore
e il pianto resta qui,dentro la mente,
on si piange dagli occhi,il pianto vero
è invisibile,qui,dentro il pensiero.
PATRIZIA VALDUGA
(da"Requiem",Marsilio ed.)
lunedì 8 ottobre 2007
UN DIO CHE DORME
Rientro e chiudo la finestra.
Mi portano il lume e mi danno la buona notte.
E la mia voce allegra dà la buona notte.
Magari la mia vita fosse sempre questo:
il giorno pieno di sole,o addolcito dalla pioggia,
o tempestoso come se finisse il mondo,
la sera mite e la gente che passa
guarda con interesse dalla finestra,
l'ultimo sguardo amico alla quiete delle piante,
e poi,chiusa la finestra,il lume acceso,
senza leggere niente,senza pensare a niente,senza neanche dormire,
sentire la vita scorrere in me come un fiume nel suo letto.
E fuori un grande silenzio,come un dio che dorme.
Fernando Pessoa
(da"Il guardiano di greggi")
Mi portano il lume e mi danno la buona notte.
E la mia voce allegra dà la buona notte.
Magari la mia vita fosse sempre questo:
il giorno pieno di sole,o addolcito dalla pioggia,
o tempestoso come se finisse il mondo,
la sera mite e la gente che passa
guarda con interesse dalla finestra,
l'ultimo sguardo amico alla quiete delle piante,
e poi,chiusa la finestra,il lume acceso,
senza leggere niente,senza pensare a niente,senza neanche dormire,
sentire la vita scorrere in me come un fiume nel suo letto.
E fuori un grande silenzio,come un dio che dorme.
Fernando Pessoa
(da"Il guardiano di greggi")
sabato 6 ottobre 2007
SERA
Adagio,adagio
dopo aver portato via ogni sogno
dopo averti fatto mangiare senza appetito
dopo encomi effusioni assenze
cade la sera che è un pochino bugiarda
ma se non latro tu ti adagi sul letto
e sogni tutte le cose che non hai mai avuto
e non la gloria,un fiore di mirto
uno specchio per la tua giovinezza
un manicomio tutto fiorito
e benedici quell'uomo che ti ha portato tanto lontano
e che tutti credono il tuo nemico
perché ti ha messo a riparo dal mondo
e da una falsa cristianità.
ALDA MERINI
dopo aver portato via ogni sogno
dopo averti fatto mangiare senza appetito
dopo encomi effusioni assenze
cade la sera che è un pochino bugiarda
ma se non latro tu ti adagi sul letto
e sogni tutte le cose che non hai mai avuto
e non la gloria,un fiore di mirto
uno specchio per la tua giovinezza
un manicomio tutto fiorito
e benedici quell'uomo che ti ha portato tanto lontano
e che tutti credono il tuo nemico
perché ti ha messo a riparo dal mondo
e da una falsa cristianità.
ALDA MERINI
venerdì 5 ottobre 2007
QUANTE OMBROSE DIMORE
"Quante ombrose dimore hai già sfiorato,
anima mia,senza trovare asilo:
dal sogno rifluivi alla memoria,
da memoria tornavi ad essere un sogno.
Per via ti sorprendeva la bufera."
MARIO LUZI(da"Tutte le poesie")
anima mia,senza trovare asilo:
dal sogno rifluivi alla memoria,
da memoria tornavi ad essere un sogno.
Per via ti sorprendeva la bufera."
MARIO LUZI(da"Tutte le poesie")
giovedì 4 ottobre 2007
NON VOLEVO NOMI
Non volevo nomi per morti sconosciuti
oppure volevo che esistessero
volevo che una lingua anonima
-la mia-
parlasse di molte morti anonime.
Ciò che chiamiamo pace
ha solo il breve sollievo della tregua.
Se nome è anche raggiungere se stessi
nessuno di questi morti ha raggiunto il suo destino.
Non ci sono che luoghi,quelli di un'isola
da cui scrutare il continente
-l'oriente-le sue guerre
la polvere che gettano a confondere
il verdetto:noi non siamo salvi
noi non salviamo
se non con un coraggio obliquo
con un gesto
di minima luce.
ANTONELLA ANEDDA
(da"Notti di pace occidentale",1999)
oppure volevo che esistessero
volevo che una lingua anonima
-la mia-
parlasse di molte morti anonime.
Ciò che chiamiamo pace
ha solo il breve sollievo della tregua.
Se nome è anche raggiungere se stessi
nessuno di questi morti ha raggiunto il suo destino.
Non ci sono che luoghi,quelli di un'isola
da cui scrutare il continente
-l'oriente-le sue guerre
la polvere che gettano a confondere
il verdetto:noi non siamo salvi
noi non salviamo
se non con un coraggio obliquo
con un gesto
di minima luce.
ANTONELLA ANEDDA
(da"Notti di pace occidentale",1999)
mercoledì 3 ottobre 2007
L'ANIMALE STANATO
La giungla nella testa
e nel cuore un fiore ibernato
Io sono l'animale stanato
a ogni laccio che sciolgo
mi domando come ho fatto a legarmi.
MARIA DE LORENZO
e nel cuore un fiore ibernato
Io sono l'animale stanato
a ogni laccio che sciolgo
mi domando come ho fatto a legarmi.
MARIA DE LORENZO
martedì 2 ottobre 2007
LA LUNA
Solitudine,quanta,nel suo oro.
Non è,luna delle notti,quella
che vide Adamo.Lungamente i secoli
dell'umano vegliare l'han colmata
di antico pianto.Vedi,ora è tuo specchio.
JORGE LUIS BORGES
(da"Le più belle poesie,Crocetti ed.)
Non è,luna delle notti,quella
che vide Adamo.Lungamente i secoli
dell'umano vegliare l'han colmata
di antico pianto.Vedi,ora è tuo specchio.
JORGE LUIS BORGES
(da"Le più belle poesie,Crocetti ed.)
lunedì 1 ottobre 2007
SENIOR
Ai vecchi
tutto è troppo.
Una lacrima nella fenditura
della roccia può vincere
la sete quando è così scarsa.Fine
e vigilia della fine chiedono
poco,parlano basso.
Ma noi,nel pieno dell'età,
nella fornace dei tempi,noi?Pensaci.
MARIO LUZI
(da"Dal fondo delle campagne")
tutto è troppo.
Una lacrima nella fenditura
della roccia può vincere
la sete quando è così scarsa.Fine
e vigilia della fine chiedono
poco,parlano basso.
Ma noi,nel pieno dell'età,
nella fornace dei tempi,noi?Pensaci.
MARIO LUZI
(da"Dal fondo delle campagne")
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